In più occasioni - si legge all'interno del comunicato pubblicato su Pneumaticisottocontrollo.it - Assogomma ha spiegato che la data di fabbricazione o di produzione non è un’informazione che ha una diretta correlazione né con la durata, né con la sicurezza del prodotto. Infatti la data di fabbricazione, che deve essere riportata obbligatoriamente sul fianco dei pneumatici, serve al Costruttore e non all’utilizzatore finale per poter rintracciare un intero lotto di produzione nel caso di necessità specifiche.
Molti confondono la data di fabbricazione con la sigla DOT: sono due marcature ben diverse tra loro sia per contenuto tecnico che per valenza normativa. La prima è una marcatura obbligatoria nell’Unione Europea, mentre il DOT è richiesto per il solo mercato USA. Comunque, in entrambi i casi, queste marcature non hanno alcuna attinenza specifica né con la durata del prodotto, né con la sua sicurezza.
A conferma, recentemente la NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration), la severa amministrazione nazionale degli Stati Uniti per la sicurezza del traffico nazionale, ha dichiarato che “non è necessario aggiungere un requisito legato all’invecchiamento del pneumatico, ai suoi standard di sicurezza” per tre ragioni:
- gli attuali standard di sicurezza hanno reso le gomme più sicure;
- i pneumatici montati sulle vetture si comportano sempre meglio, come dimostrato dai più recenti dati relativi agli incidenti;
- i TPMS (i sistemi di monitoraggio della pressione) hanno aiutato, ed aiuteranno sempre di più gli automobilisti, ad accorgersi dei problemi legati al sottogonfiaggio.
Ma allora quanto dura un pneumatico?
A parità di prodotto, la durata è principalmente influenzata da due fattori.
Il primo: le condizioni di utilizzo, ovvero la combinazione tra stile di guida e veicolo sul quale il pneumatico è montato. Più dettagliatamente s’intendono carichi, velocità, mantenimento delle pressioni di gonfiaggio, tipologia e condizioni delle strade, urti dovuti a
buche/marciapiedi, esposizione ad agenti atmosferici (sole, acqua, ecc.).
Il secondo: lo stato di conservazione direttamente correlato al corretto immagazzinamento. Più dettagliatamente si intendono tutti quei fattori che possono influire sull’invecchiamento del prodotto: temperatura, umidità, fonti di calore, luce e raggi ultravioletti, contatto o
vicinanza con altre sostanze quali ad esempio solventi, idrocarburi, olii e grassi, ecc.
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